Clima & Natura
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119 contenitori sprecati a testa ogni anno

Il "Buon Rendere"

Il trend made in Italy del riutilizzo dei contenitori
in vetro buono per l’ambiente.

Solo il 47% del PET utilizzato viene poi riciclato

Il "Buon Rendere"

Ogni anno in Italia più di 7 miliardi di contenitori per bevande non vengono riciclati correttamente ma dispersi nell’ambiente o smaltiti in modo non conforme alle normative in atto.

Spiagge, montagne, mari, ruscelli e persino i siti archeologici delle più importanti città della penisola vengono deturpati dalla presenza di bottiglie e/o lattine.

Questi eventi, ormai sempre più ricorrenti, rischiano di creare un danno non solo all’immagine delle città e del Paese ma anche alla salute di cittadini e animali.

Il vuoto a rendere: una tradizione tutta italiana

Molto in voga in Italia negli anni ’60, prima del boom economico e della diffusione massiccia della plastica, il “vuoto a rendere” è una tradizione che trova le proprie origini nel nostro Paese.

Si tratta di un piccolo sovrapprezzo di poche lire che veniva applicato al prezzo delle bevande in bottiglia: un importo che sarebbe poi stato reso al consumatore al momento della restituzione del vetro al negoziante.

Con il passare degli anni, il “vuoto a rendere” ha sempre più lasciato il posto all’«usa e getta»: la nuova modalità di conservazione e distribuzione dei prodotti ha però portato a risultati poco confortanti.

Ed è così che oggi, con una coscienza etica più evoluta, il nostro Paese sta cercando di ripristinare quell’antica l’iniziativa.

Italia ed Europa: come è evoluto il trend?

Una rilevazione del 2017 evidenziava come in Italia solo il 47% del PET utilizzato venisse poi riciclato, ovvero circa la metà rispetto alle percentuali corrispettive in Germania (95%), in Finlandia o in Lituania (entrambe al 92%), Paesi che avevano abbracciato pienamente il vuoto a rendere come abitudine preferenziale di consumo.

Il primo Paese europeo ad adottare un sistema di restituzione dei depositi è stata la Svezia nel 1984, mentre a oggi uno dei sistemi maggiormente efficaci nel mondo è quello che è stato lanciato in Lituania nel 2016, che è riuscito a portare ad un recupero del 70% di contenitori nel primo anno e pari al 90% nel secondo.

Questi sistemi di restituzione sono già presenti in 10 paesi dell’UE e altri 12 paesi hanno legiferato a favore dell’introduzione di schemi simili entro il 2022 o 2023.

Dei Paesi aderenti all’Unione Europea solo Repubblica Ceca, Bulgaria e Italia non hanno ancora alimentato il dibattito sull'introduzione dei sistemi di restituzione nei loro confini nazionali. Siamo dunque passati dall’avere un primato a esitare e procrastinare decisioni fin troppo sensibili.

Sprechiamo 119 contenitori a testa all’anno

L’usa e getta è una soluzione pratica, ma non senza ripercussioni.
Stando ai dati del rapporto What We Waste si è stimato che ogni anno vadano sprecati circa 7,3 miliardi di contenitori, ossia 119 pro-capite.

Secondo i dati del Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI), nel 2020 in Italia sono state recuperate 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2 pari a 4,4 milioni di tonnellate e un risparmio energetico di 24 TWh, pari al consumo di 7 milioni di famiglie.

Con l’effettiva introduzione di un sistema di un sistema di restituzione depositi il salto che il nostro paese potrebbe realizzare sarebbe fondamentale non solo al fine di una politica di salvaguardia dell’ambiente e delle nostre città ma anche della salute dei propri cittadini.

Un passo indietro, per un passo avanti

Solo di recente la Camera ha approvato una legge che vedrà l’inserimento di un sistema di deposito cauzionale per contenitori di bevande monouso. L’obiettivo è quello di andare a sottrarre gli imballaggi dal circolo della gestione ordinaria dei rifiuti, innescando un circolo virtuoso che coinvolge i cittadini in prima persona.

I consumatori possono raccogliere gli imballaggi (bottiglie di plastica/vetro, lattine o altro) e riconsegnarli direttamente al produttore: il consumatore finale diventerà parte attiva nel processo di restituzione. Si tratterà dunque di una sorta di cauzione volta a ricordare, a chi acquista, l’importanza e il valore della restituzione del contenitore per contribuire al suo corretto smaltimento.

In altre parole il cliente viene incoraggiato nella resa dell’imballaggio là dove lo ha comprato, utilizzando questo sistema di “vuoto a rendere” affinché lo stesso imballaggio - invece di essere destinato alla raccolta differenziata dei rifiuti - sia restituito al produttore originario che, attraverso i loro sistemi di logistica, ne attuerà una gestione più razionale sia dal punto di vista economico che da un punto di vista ambientale.

Il consumatore è al centro del cambiamento

Il vuoto a rendere è un esempio di come le scelte di consumo più consapevoli ed informate possano avere un impatto concreto e misurabile sul benessere delle persone e del pianeta.

Adottando comportamenti e piccole abitudini più sostenibili, ciascuno di noi diventa protagonista della transizione energetica: possiamo farlo cambiando il nostro modo di rinfrescare la casa, scegliendo una fornitura di energia più sostenibile o semplicemente preferendo il vuoto a rendere al metodo usa e getta.

#UniamoOraLeNostreEnergie