L'estate in cui il clima è cambiato...
non è soltanto una
Sarebbe facile affermarlo, considerando gli eventi che in questi ultimi mesi hanno colpito il nostro pianeta. Tuttavia, sappiamo bene che non è così: non è stata una sola estate a stravolgere il nostro ecosistema, bensì l’effetto di decenni di attività umana che hanno contribuito a modificare irreparabilmente gli equilibri che lo sorreggevano.
Mentre l’estate del 2021 volge al termine, sono moltissimi gli avvenimenti e gli episodi che hanno reso la sostenibilità un tema centrale in questi mesi.
Temperature record, incendi, fenomeni metereologici inattesi e fuori dal comune, l’attenzione di media e organismi intergovernativi che – ancora una volta – getta una nuova luce sugli eventi che ci troviamo a vivere giorno dopo giorno, ma che non possono e non devono più essere la nostra normalità.
Il 9 agosto 2021 la NASA pubblicava l’immagine sopra riportata, mostrando un mondo devastato dagli incendi, ed evidenziando come si trattasse dell’ultima manifestazione di un trend in continua crescita negli ultimi 20 anni.
Il fenomeno, rilevante per moltissime aree geografiche su scala mondiale, ha certamente interessato anche l’Italia.
Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Puglia, Molise e Calabria sono solo alcune delle regioni che sono state protagoniste di questo fenomeno. Dalle immagini della NASA di passa a quelle che i media nazionali hanno pubblicato, mappando da satellite gli incendi in corso – per fare un esempio – nel tacco dello stivale italiano.
Come sottolineato da Legambiente nel rapporto Ecomafia 2021, nel 2020 c’è stato un incremento del 18,3% di incendi rispetto all’anno precedente. Se è vero che la Protezione Civile stima che circa la metà degli incendi siano dolosi, è però altrettanto vero che le temperature da record registrate in queste settimane hanno contribuito a rendere la situazione sempre più critica e difficile da contenere.
Gli eventi significativi non si fermano agli incendi: altri eventi climatici senza precedenti hanno catturato l’attenzione dei media e colpito la sensibilità dell’opinione pubblica.
Nel mese di luglio, due nazioni hanno subito importanti alluvioni, nel corso delle quali hanno perso la vita oltre 200 persone. Parliamo di Cina e Germania, due paesi distanti, ma accomunati da questa sconvolgente esperienza – sopraggiunta peraltro in un contesto dove gli enti pubblici stavano già impegnando le proprie risorse nel contrasto dell’emergenza pandemica in corso.
Anche in Italia, i campanelli d’allarme legati all’emergenza climatica sono stati più evidenti che mai: l’11 agosto Siracusa ha registrato la temperatura di 48.8°C, il picco più alto mai verificatosi nella storia d’Italia e d’Europa.
Da ultimo, nel weekend di Ferragosto, la Groenlandia è stata protagonista di un evento senza precedenti: pioggia a 3.216 metri. La US National Science Foundation ha sottolineato la straordinarietà di questo fenomeno, verificatosi a un’altitudine considerevole e non lontano dal Polo Nord.
L’evento è certamente manifestazione della crisi ambientale in corso: la causa dell’episodio sarebbe stata infatti un’intensa risalita di aria calda da sud, associata ad una bassa pressione sul Canada Settentrionale.
Il 7 agosto 2021 il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico ha pubblicato il VI Rapporto nel quale sono emersi – ancora una volta – dati significativi, che chiamano tutti noi ad agire, oggi, per fare la differenza e contrastare il riscaldamento globale.
Tra i punti sottolineati, anche la previsione che saranno sempre più gli eventi di temperature calde estreme, mentre diminuiranno quelli legati al freddo: in particolare, vi è la massima probabilità che si verifichino eventi quali ondate di calore, siccità in alcune aree e alluvioni in altre zone.
In media, l’attività globale ha contribuito a innalzare la temperatura del nostro pianeta di 1,09°C e l’attività umana viene definita con il 90% di probabilità la causa principale dello scioglimento dei ghiacciai.
Come sottolineato dall’IPCC, ad oggi l’umanità ha emesso 2,400 miliardi di tonnellate di CO2: se a partire da oggi emettessimo altri 500 miliardi di tonnellate di CO2, avremmo solo il 50% di chance di mantenere l’innalzamento globale delle temperature entro 1.5°C. Un dato considerevole, se pensiamo che l’umanità emette ogni anno circa 40 miliardi di tonnellate di CO2.
Quanto emerge dal report è che probabilmente il mondo raggiungerà o supererà 1.5°C di riscaldamento nei prossimi vent’anni.
Le azioni che verranno intraprese nel corso dei prossimi dieci saranno determinanti per contenere l’impatto della crisi climatica, posizionandoci nello scenario migliore, quello del contenimento dell’innalzamento delle temperature entro 1.5°C. Lo scenario peggiore, quello ad alte emissioni, prevede che le temperature medie globali possano innalzarsi di 4.4°C al 2100 – un’ipotesi che avrebbe conseguenze drammatiche per il mondo e per la popolazione globale.
Pochi giorni dopo la pubblicazione del VI report dell’IPCC, la rivista scientifica The Lancet ha dato seguito con una serie di paper dal titolo “Health and Heat” dove emergono alcuni spunti e linee guida volti a sottolineare la necessità di intervenire in modo efficace per mitigare l’impatto del cambiamento climatico sulla salute umana.
Soluzioni sostenibili, smart e accessibili: queste la priorità da tenere a mente nel progettare iniziative e politiche volte a prendersi cura del benessere individuale e - necessariamente e contestualmente – di quello delle nostre città.
Mancano poche settimane al COP-26 la ventiseiesima conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite che si svolgerà a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2021.
Dal 30 settembre al 2 ottobre 2021 sarà Milano ad ospitare il PreCOP-26, l’appuntamento dove l’ONU preparerà questa conferenza.
Il cambiamento climatico richiede un intervento determinato da parte dei decisori pubblici, e quanto emerso nel report dell’IPCC e nei più recenti paper di The Lancet sarà fondamentale per appoggiare una strategia tesa a incentivare la transizione a un mondo a zero emissioni nette di CO2.
La rinnovata consapevolezza e i dati e gli scenari presentati dalla comunità scientifica saranno un sostegno fondamentale nella spinta verso decisioni sempre più efficaci e incisive per la tutela del nostro ecosistema.
Il Gruppo ENGIE ha l’obiettivo di guidare la transizione a un’economia a zero emissioni nette, raggiungendo la Carbon Neutrality entro il 2045.
Insieme a 170.000 collaboratori, clienti, partner e stakeholder ci impegniamo ogni giorno per promuovere un modello di business che riconcilia le prestazioni economiche con un impatto positivo, sulle persone e sul pianeta.
In Italia proponiamo soluzioni globali sull’intera catena del valore dell’energia, dalla fornitura ai servizi, a tutti i segmenti di mercato, dal residenziale al terziario, pubblico e privato, fino alla piccola e grande industria.
Con oltre 3.800 dipendenti in più di 60 uffici sull’intero territorio nazionale, siamo il primo operatore nei servizi energetici, il secondo nella vendita del gas (mercato all’ingrosso), il terzo operatore nel teleriscaldamento e nella pubblica illuminazione.
ENGIE in Italia ha l’obiettivo di raggiungere 1,2 GW di produzione da fonti rinnovabili entro il 2025, contribuendo così concretamente alla decarbonizzazione del nostro Paese con l’aumento della capacità energetica da fonti rinnovabili.
Ciascuno di noi ricopre un ruolo fondamentale nella società e ciascuno di noi può fare la propria parte: istituzioni, aziende, cittadini, giovani studenti – la riduzione delle emissioni di CO2 è parte di un agire collettivo, dove ogni gesto è importante. Dai progetti più ambiziosi, sino ad azioni di sensibilizzazione sul territorio, noi di ENGIE guidiamo la transizione energetica anche promuovendo la misurazione dell’impatto ambientale di ciascuno di noi, la presa di consapevolezza e l’avvio di un percorso per diventare più “leggeri” sul Pianeta.
Più siamo ad agire per ridurre le nostre emissioni di CO2, maggiore sarà l’impatto che, insieme, avremo nel contrastare il cambiamento climatico.
#PiùSiamoMenoPesiamo