Dalla sfida all'opportunità: agire insieme per una Transizione Energetica di successo
Il Gruppo ENGIE e Fondazione Jean-Jaurès presentano lo studio sulla percezione della transizione energetica in Europa.
Cosa pensano i cittadini europei della transizione energetica? Scetticismo climatico, relativismo climatico: le voci che si sono levate negli ultimi mesi contro la transizione riflettono la realtà dei fatti?
Con l'avvicinarsi delle elezioni europee, ENGIE ha collaborato con la Fondazione Jean Jaurès, un think tank francese, per fare luce sull'argomento e condividere con i decision-maker europei le proprie convinzioni e raccomandazioni su come attuare una transizione energetica accessibile e desiderabile per tutti.
Dal titolo "Dalla sfida all'opportunità: agire insieme per una transizione energetica di successo”, il position paper di ENGIE, pubblicato con la guida della Fondazione Jean-Jaurès, si basa su un'indagine condotta dall'Istituto CSA che ha raccolto le risposte di 10.000 cittadini di 10 Paesi europei* sulla loro percezione della transizione energetica.
Il risultato è di un'Europa ampiamente convinta dei vantaggi della transizione, ma che rivela dubbi sulla sua fattibilità e sul suo impatto sul potere d'acquisto.
Il sondaggio CSA rivela alcune risposte particolarmente incoraggianti: 9 cittadini europei su 10 desiderano che si proceda nella direzione della transizione. Questo si riflette nelle loro azioni: il 64% dichiara di aver già agito individualmente a favore della transizione (riducendo i consumi, riqualificando le abitazioni, etc.).
La transizione è già in corso, ma il suo avanzare rimane fragile. Infatti, il 45% degli intervistati raccomanda di procedere con cautela e un giovane su due ritiene che la transizione possa essere fermata. Inoltre, lo studio rivela notevoli disparità tra i Paesi. Se i Paesi dell'Europa meridionale, come il Portogallo, la Spagna o l'Italia, vogliono portare avanti la transizione, quelli dell'Europa settentrionale, in particolare il Belgio e i Paesi Bassi, esprimono maggiori riserve. In Germania, addirittura il 15% dei cittadini desidera tornare indietro.
Inoltre, sono gli stessi cittadini europei a dubitare della capacità dell'Europa di raggiungere l'obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050. Quasi la metà degli intervistati considera questo ambizioso obiettivo irrealistico, con picchi del 68% per la Germania. La preoccupazione principale, per il 47% degli europei, è il costo degli investimenti necessari per attuare la transizione. E se in generale questa viene percepita come un'opportunità per il pianeta, l'innovazione e la salute, un terzo degli intervistati continua a vedere in essa una minaccia per il proprio potere d'acquisto, con i maggiori dubbi in Paesi come Francia, Belgio e Paesi Bassi.
"Dobbiamo ascoltare e rispondere a queste incertezze, perché il successo della transizione energetica richiede la mobilitazione di tutti. Ed è proprio questo il nostro ruolo chiave". Agli occhi dei cittadini europei, dopo i governi, sono i grandi gruppi industriali specializzati nel settore energetico gli attori più legittimati a portare avanti la transizione energetica. ENGIE è all'altezza di questa grande responsabilità. I nostri 97.300 dipendenti, di cui 78.000 in Europa, si impegnano quotidianamente per sviluppare un sistema energetico a basse emissioni di carbonio e a renderlo accessibile, specialmente per quanto riguarda le energie rinnovabili (elettricità e gas), l'efficienza energetica e la riduzione dei consumi.
"Grazie al sostegno della Fondazione Jean-Jaurès, vogliamo contrastare lo scetticismo tramite la nostra conoscenza sul campo", spiega Catherine MacGregor, CEO di ENGIE, nell'introduzione del documento di advocacy pubblicato in collaborazione con la Fondazione Jean-Jaurès.
ENGIE ha una visione positiva della transizione energetica. Crediamo nella sua realizzazione perché conosciamo le leve per attuarla: la diffusione massiccia delle energie rinnovabili elettriche e del gas, lo sviluppo di soluzioni flessibili e delle infrastrutture necessarie per un sistema decarbonizzato, senza dimenticare gli sforzi verso la riduzione dei consumi e l'efficienza energetica.
Naturalmente l'attuazione ha un costo, ma le opportunità insite in essa riguardano la creazione di nuovi posti di lavoro, la riduzione dei costi energetici e il miglioramento della qualità della vita. Il costo di una mancata azione sarebbe incomparabile. Ad esempio, secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE), l'economia globale potrebbe perdere il 14% del PIL nel caso di un aumento della temperatura pari a 2,6 °C.
"L'indagine condotta da CSA per Engie è una preziosa guida all'azione. Dimostra che, per coloro che desiderano far avanzare la transizione energetica in Francia, la posta in gioco è cambiata. Ieri si trattava di convinzioni e conoscenze. Oggi dobbiamo dimostrare che la transizione può essere realizzata, che è un futuro possibile e che i suoi effetti possono essere positivi. Dobbiamo dimostrare, in sintesi, che si tratta di un futuro desiderabile. In altre parole, dobbiamo progettare il futuro e tracciare la strada per raggiungerlo", afferma Gilles Finchelstein, Segretario generale della Fondazione Jean-Jaurès.
Facendo leva su queste convinzioni e su una percentuale, pari al 77%, di cittadini europei che indicano la transizione energetica come criterio importante per il proprio voto, ENGIE ha stilato cinque raccomandazioni per l'Europa. L'obiettivo è quello di accelerare ciò che già funziona, migliorare ciò che deve essere ancora migliorato e correggere ciò che ci sta rallentando.
Le raccomandazioni si basano su cinque principi generali:
1. Integrare l'ottimizzazione dei costi nella strategia energetica europea
Il prezzo dell'energia è un fattore decisivo per la competitività delle imprese e il potere d'acquisto delle famiglie europee. Affinché venga accolta, la transizione deve essere efficace dal punto di vista dei costi. Di conseguenza, in Europa sarebbe opportuno considerare l'impatto delle politiche pubbliche europee sul prezzo complessivo dell'energia.
2. Colmare le lacune del sistema energetico del futuro
Oltre agli investimenti necessari per lo sviluppo diffuso di elettricità e gas rinnovabili, saranno necessarie diverse decine di miliardi di euro all'anno per implementare le reti elettriche e le soluzioni di flessibilità, essenziali per un sistema senza emissioni di CO2.
3. Trasformare la transizione energetica in una leva per la reindustrializzazione e la competitività dell'Europa
L'Unione Europea deve affrontare molteplici sfide: accelerare la decarbonizzazione e rafforzare la propria sovranità energetica, continuando a garantire all’economia un elevato livello di competitività sul piano globale. A tal fine, sarà necessario trovare un equilibrio tra il costo complessivo della transizione e il continuo utilizzo di subappaltatori europei, senza però rallentare la decarbonizzazione.
4. Costruire un quadro normativo coerente, semplice e pragmatico
Questo quadro deve fornire una prospettiva concreta per l'Europa e consentire lo sviluppo di politiche pubbliche informate, garantendo al contempo la consultazione preventiva di tutti gli attori interessati, in particolare quelli del settore industriale.
5. Finanziamenti di sostegno più mirati
Che si tratti di sussidi europei o di sovvenzioni nazionali, i finanziamenti pubblici non sono sufficienti. Dovrebbero essere utilizzati per accelerare lo sviluppo e la scalabilità delle tecnologie meno avanzate e sostenere i cambiamenti nelle abitudini e nei comportamenti di tutti cittadini europei, senza lasciare indietro nessuno.
Lo studio completo è disponibile su engie.com.