ENGIE Green Friday 2019
27 settembre 2019
Aziende, scienziati e rappresentanti istituzionali si sono confrontati sul cambiamento climatico, analizzando la percezione di cittadini, aziende e comunità, su questo tema e sull'impatto della CO2. Un dibattito aperto nel quale sono state presentate indagini e studi di Euromedia Research, Politecnico di Milano e ANCI con l'obiettivo di approfondire le azioni e le soluzioni concrete per affrontare questa sfida globale, aumentare la consapevolezza e il coinvolgimento di tutti.
A moderare l’evento Tessa Gelisio, esempio di cittadino attivo che agisce con consapevolezza per la diffusione dell’educazione ambientale. Gelisio è Presidente della Onlus ForPlanet e ha recentemente vinto il premio “Top italian green influencer”.
Sempre più soggetti si mobilitano e integrano la Carbon Neutrality nel loro approccio: capi di stato, sindaci, il mondo del business, la società civile, gli studenti, le città. C’è veramente e finalmente una grande consapevolezza e un grande fermento di azioni. Questo importante passo avanti deve essere incoraggiato e rinforzato aumentando la consapevolezza attraverso la misurazione delle emissioni in tutte le nostre attività.
Se lo sai ci pensi, se ci pensi lo cambi.
Calcola adesso le tue emissioni di CO2 e poi passa all'azione.
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«Le aziende come ENGIE hanno una grande responsabilità: mettere a punto soluzioni per ridurre il proprio impatto ambientale e quello dei propri clienti, a partire dall’efficienza energetica e dalle fonti rinnovabili. Noi vogliamo favorire modelli che conciliano la creazione di valore economico, la riduzione della carbon footprint e l'impatto sociale positivo. Ridurre l’impatto ambientale non significa sacrificarsi a stili di vita peggiori. Tutt’altro. Nasce un Tavolo di Monitoraggio sulla Decarbonizzazione delle Imprese con il Politecnico di Milano, e la partecipazione al progetto ForestaMi del Comune di Milano. ENGIE investirà 100mila euro per progetti di decarbonizzazione, attraverso riforestazioni e altre iniziative legate al verde urbano».
Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, architetto e urbanista.
A Milano, il progetto ForestaMi, a cui aderirà anche ENGIE, prevede la piantumazione di 3 milioni di alberi da qui al 2030 all’interno dell’area metropolitana e renderà Milano una capofila nella forestazione urbana e nella lotta al cambiamento climatico.
«Le metropoli del mondo, che consumano il 70% delle risorse naturali e producono il 75% delle emissioni globali di CO2, sono tra le principali responsabili dell'attuale crisi ambientale. È necessario quindi intervenire subito attraverso una serie di strategie e azioni concrete - dalla mobilità elettrica alla riqualificazione energetica degli edifici, dall'uso di energia pulita alla forestazione urbana - per provare a fermare il cambiamento climatico, partendo proprio dalle città».
Prof. Roberto Buizza, fisico e climatologo della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa
«Se vogliamo evitare di arrivare a soluzioni sempre più difficili da gestire, bisogna ridurre le emissioni. Abbiamo risorse e tecnologia. Dobbiamo decidere come investire queste risorse.
Scelte di lungo periodo che tengano conto dell’impatto ambientale e si pongano come obiettivo una riduzione della CO2 emessa ci permetteranno di continuare a crescere ma allo stesso tempo di evitare i cambiamenti climatici drastici».
Vittorio Chiesa, Professore ordinario Politecnico di Milano
Le azioni realizzate o programmate finora dalle aziende siano soprattutto guidate da obblighi normativi e/o dal ritorno economico derivante dal risparmio energetico prodotto dalle misure adottate. Non a caso, nei settori non-ETS (commercio, trasporti, PA, edifici, ecc.), che rappresentano ben il 60% delle emissioni totali, si è finora fatto molto poco.
«Le emissioni di CO2 nel mondo continuano ad aumentare, ma nel nostro paese la tendenza è inversa. L’obiettivo è rendere l’Italia il laboratorio della decarbonizzazione e io credo che si possa fare un parallelismo con l’efficienza energetica di 10 anni fa».
Il ruolo fondamentale nell’indurre un vero cambio di paradigma è quello delle città che, secondo le Nazioni Unite, pur occupando solo il 3% della superficie terrestre, sono responsabili del 75% delle emissioni e del 60/80% del consumo energetico.
Alessandra Ghisleri, Euromedia Research
Nonostante il parere quasi unanime della comunità scientifica, ancora un 13% ritiene la minaccia del surriscaldamento globale un allarme infondato (terrorismo psicologico o bufala). Più della metà degli intervistati (56%), ha modificato i propri comportamenti in un’ottica più green e il 35% pensa di farlo, purché non debba rinunciare a determinati comfort.
«È importante costruire su questa propensione degli italiani a orientare i propri comportamenti verso scelte più sostenibili, ed è altresì fondamentale che anche le aziende perseguano con convinzione l’obiettivo delle emissioni zero. Ad oggi, ad esempio, pur dichiarando interesse al tema nell’86% dei casi, solo il 17% misura la carbon footprint delle attività aziendali e un piccolo 4% prevede misure di mitigazione/compensazione delle emissioni prodotte».
Attraverso i risultati della ricerca condotta da Euromedia Research e presentata da Alessandra Ghisleri, il Forum ha fornito la percezione del cambiamento climatico e dell’impatto della CO2 da parte di cittadini e imprese. I cittadini italiani mostrano consapevolezza (77%) e interesse (76%) rispetto ai cambiamenti climatici. Dai successivi approfondimenti dell’indagine l’82,3% associa correttamente gas serra a riscaldamento globale e meno del 15% degli italiani conosce le temperature riferibili al riscaldamento globale.
I cittadini si aspettano che le istituzioni facciano la propria parte e intraprendano azioni per contrastare i cambiamenti climatici: vorrebbero pannelli solari per l’energia degli edifici pubblici (41%), colonnine elettriche per le auto e caldaie più efficienti e meno inquinanti per le scuole (17% entrambi).
Secondo la ricerca Euromedia, l’86% delle intervistate dichiara di essere sensibile al tema, ma ben l’83% non misura le emissioni di CO2 della propria attività. Ben il 70% delle aziende non ha produzione energetica da fonti rinnovabili e non prevede azioni a compensazione delle proprie emissioni. Il 74% delle aziende, infine, ad oggi non ha orientato acquisti verso prodotti o servizi a basso impatto ambientale.
Paolo Testa, ANCI - Associazione Nazionale dei Comuni Italiani
Come ha evidenziato Paolo Testa, Capo Ufficio Studi di ANCI, il ruolo cruciale delle amministrazioni cittadine di fronte alle sfide ambientali. Secondo i dati diffusi dall’IEA (International Energy Agency), nel 2016, le città sono responsabili del 70% delle emissioni climalteranti correlate alla produzione di energia al livello globale, e il crescente processo di concentrazione urbana porterà un’accelerazione di questo fenomeno. I Comuni e le Città Metropolitane in Italia sono già protagonisti nel contrasto al cambiamento climatico, come dimostrano le molte azioni in atto sull’efficienza energetica e la mobilità sostenibile.
«È ormai indifferibile la formulazione in Italia di un’Agenda Urbana Nazionale che metta finalmente a coerenza programmi, strumenti e fondi per la sostenibilità urbana su base pluriennale».